Capitani Coraggiosi su D di Repubblica
“Produrremo solo ciò che è bello, rispettoso del pianeta e dell'uomo”. Lo dice Gabriele Centazzo, imprenditore illuminato. Che (complici un esperto del clima e una sfida altissima) progetta arredi secondo un diverso modello economico. (Di Giuliana Zoppis, foto di Luca Fregoso)
Servono tempo, impegno e passione per affrontare i cambiamenti epocali che abbiamo davanti. Non esistono scorciatoie quando i miti del consumismo si frantumano giorno dopo giorno. Queste idee ci vengono esposte, in una fredda ma chiara giornata di sole a Pordenone, nel nord-est produttivo e tenace, da Gabriele Centazzo, un imprenditore del settore del mobile, un uomo del nostro tempo capace sostenitore del fatto che si possano conciliare etica, ecologia, estetica e produzione di beni di consumo essenziali.
«E' responsabilità di noi capitalisti, se siamo arrivati al punto in cui siamo. Il motivo è che il capitalismo, per essere tale, deve sempre aumentare l'ammontare del capitale. Che è fatto di risorse finanziarie, umane, energetiche. A un certo punto, noi industriali, abbiamo detto: prendiamoci anche l'ambiente come nostra risorsa, usiamolo per costruire profitto. Ma l'ambiente è una risorsa fondamentale per il genere umano stesso. Non può essere esaurita. Deve essere la dote che ogni generazione lascia alla successiva. Altrimenti viene messa in dubbio la sopravvivenza stessa della specie umana. Questo impoverimento dell'ambiente è stato confuso con il progresso. Non può più essere cosi! E' ora di cominciare e pensare ad una soluzione».
Gabriele Centazzo è l'amministratore delegato di Valcucine, azienda nata in una regione molto legata all'idea di terra, di luogo, di appartenenza. In questi giorni ha chiamato a Pordenone giornalisti, comunicatori, progettisti e ricercatori per presentare loro, non solo le sue belle cucine –di cui va fiero essendone il progettista- ma anche, e diremmo sopratutto, nuove idee. La sua priorità in questi anni è muovere conoscenza per scuotere le coscienze. In una sala dello stabilimento ha portato un premio Nobel, uno scienziato africano, climatologo di fama: Richard S.Odingo.
Il tema che Odingo svilupperà è quanto mai cruciale: “L'emergenza clima e la green economy”. L'industriale friulano commenta: «Per raggiungere dei cambiamenti reali nella nostra società, nel modo di produrre e consumare, serve una rivoluzione di pensiero che porti a importanti cambiamenti nei comportamenti delle persone e che riesca a riconfigurare la concezione del mondo degli umani e della vita sul pianeta che, seguendo gli imperativi di un pensiero economico con poca storia alle spalle, si traduce sostanzialmente in quello che io chiamo “aumento continuo dei consumi sostenuti dalla felicità del possesso”. Cerco nuove linee guida dettate dall'etica. Voglio considerare altre forme di felicità: l'amore, la bellezza. I governanti, gli industriali e finanche le istituzioni pubbliche credono ancora nella vecchia soluzione: per uscire dalla crisi occorre far ripartire i consumi. E' la logica che viene espressa dalla misura della ricchezza di una nazione attraverso il PIL. Considerare solo il PIL non è abbastanza!»
Capitalismo secondo natura
Scrive il filosofo Umberto Galimberti in prefazione al recente libro dell'economista Francesco Maggio, “La bella economia”: «Di rado, ma per fortuna succede, anche nel mondo economico si assiste al sincero disaccordo di chi sostiene che una certa tensione morale non si è mai sopita, che sempre ci sono stati e ci saranno uomini e donne capaci di rappresentare con la propria testimonianza umana e professionale un esempio “virtuoso” per il prossimo. E che, se risulta difficile riconoscerli, è solo perché tutt'intorno regna un insopportabile pressappochismo che impedisce a tante voci libere di riuscire a farsi ascoltare».
La voce di Gabriele Centazzo è una di quelle che riescono a farsi ascoltare. Non cerca platee affollate, applausi e esposizione mediatica. Preferisce avere un pubblico curioso e motivato e soprattutto tempo per essere compreso sulle questioni che più gli stanno a cuore. Si esprime volentieri sul rapporto tra etica ed estetica, sul ruolo di progettisti e imprenditori nella ricerca di una migliore qualità di vita e della salvaguardia del patrimonio naturale. «Mi è stato insegnato che per rispettare l'etica bisogna ordinare, con importanza decrescente, i verbi “essere”, “fare”, “avere”. Nei comportamenti degli idoli del capitale finanziario si è scoperto che sono arrivati ad avere senza fare e spesso senza nemmeno essere. In questo modo molti avventurieri hanno perso il senso della moralità e la concretezza del lavoro quotidiano nelle imprese che dirigono. Ma per essere davvero etici, occorre un quarto verbo: “condividere”».
Centazzo ha una teoria che lo appassiona, quella del “capitalismo naturale” elaborata da Paul Hawken assieme ai coniugi Amory e L.Hunter Lovins in un famossisimo libro dei tardi anni 90: “ Capitalismo Naturale. La prossima rivoluzione industriale “.
“Al contrario del capitalismo tradizionale che ha sempre trascurato il valore delle risorse naturali e dei servizi forniti dagli ecosistemi, il capitalismo naturale- spiega appassionatamente – ritiene strategiche le risorse naturali e mira all'efficienza: produrre di più con meno. Ridisegna le logiche industriali su di un modello che esclude lo spreco e la produzione di rifiuti; sposta l'economia verso un flusso di valore e servizi; investe nella protezione ed espansione del capitale naturale esistente».
E aggiunge: «Ho buoni motivi di ritenere che queste mie idee siano condivise da un pubblico sempre più vasto e dalla parte sana dell'imprenditoria italiana e globale. Tratta di come trasformare le sfide provenienti da competitors sempre più agguerriti in uno stimolo per rimodulare la propria filosofia aziendale, puntando a una linea di eccellenza e perfezionamento continuo, come è stato per il migliore made in Italy. D'altro canto, è vero che la nuova, diffusa sensibilità ambientale viene spesso usata dal mercato come una grande opportunità di rilancio dei consumi, piuttosto che come un cambiamento di coscienza e di responsabilità ambientale e sociale. Ma la responsabilità è figlia della coscienza e la coscienza è figlia della conoscenza. La conoscenza ambientale è un processo culturale che richiede tempo e che non si può improvvisare all'interno delle aziende. Deve pervadere ogni settore facendo crescere un nuovo modo di pensare».
Lo spazio abitabile può essere bello.
«Quante volte – si chiede poi Centazzo- restiamo feriti e umiliati nei nostri sensi perché ci troviamo immersi nella bruttezza e nel degrado delle nostre città? Quante volte abbiamo sotto i nostri occhi la negazione della bellezza nelle nostre strade, negli edifici dove lavoriamo e ci muoviamo? »
Il degrado è oramai un “dato oggettivo” e Centazzo non può non augurarsi una ribellione collettiva a tale abbruttimento. Cominciando dalla sua attività imprenditoriale: valutare attentamente il “ costo ambientale” di ogni prodotto. Ricordandoci che l'eco-compatibilità non è solamente riciclabilità e risparmio energetico, ma deve prendere in considerazione anche la durabilità e la qualità estetica. Per il patron di Valcucine divulgare la conoscenza dell'eco-compatibilità va allargata a tutti i settori-chiave della società. Dall'agire politico all'economia aziendale: «portando la mia esperienza d'imprenditore non posso che affermare che i nostri prodotti di maggior successo sono proprio quelli nati dalla ricerca di un minor impatto ambientale possibile. Lavoriamo su 4 priorità. Prima fra tutte, rendere il prodotto riciclabile al 100 per cento, traguardo raggiunto con le produzioni di ultima generazione. Abbiamo realizzato un processo di disassemblaggio così semplice che il costo della divisione dei materiali a fine vita è inferiore al ricavo ottenuto da quelli riciclati: un processo virtuoso che consente di riciclare guadagnando. La seconda priorità è alleggerire: abbiamo realizzato l'anta più sottile al mondo, solo 2mm. Inoltre puntiamo sulla durata. L'obsolescenza programmata è un peccato mortale per chi vuole lasciare un mondo vivibile alle prossime generazioni. La terza è la riduzione delle emissioni tossiche. Abbiamo messo a punto un sistema di verniciatura ad acqua, sia su legno sia su vetro, che riduce a zero le emissioni dei solventi aromatici, responsabili delle mutazioni cancerogene. Anni di ricerca di cui siamo fieri. Ergonomia e sicurezza infine. L'insistenza sull'ergonomia che ci caratterizza è il risultato di un modo di pensare che vede l'uomo e i suoi gesti centrali ad ogni riflessione sullo spazio abitabile, cosi come la sicurezza. Siamo i primi in Italia ad aver ottenuto il marchio tedesco di qualità e sicurezza GS».