TRANSFERT@VASTAGAMMA
Un'idea nata quasi per gioco.
Tutto ha inizio quando nove persone – designer e creativi di Valcucine – decidono di allestire una finta galleria d'arte moderna in cui ambientare gli scatti per un servizio fotografico.
Ma per realizzare una finta galleria servono – almeno nell'intenzione iniziale – delle finte opere d'arte.
E saranno proprio loro, Enrico, Gianluca, Paolo, Michelangelo, Daniele, Giorgio, Deisa, Federico, Alex, ad improvvisarsi artisti immaginari.
Ma quello che doveva essere un finto progetto espositivo diventa l'occasione per dar vita ad un vero percorso creativo.
Nove tele bianche su cui imprimere un messaggio, un concetto, un'idea.
Su cui lasciar fluire l'immaginazione per trasmettere, attraverso colori, segni, forme, figure, un pensiero o un'emozione.
Piano piano il gioco diventa una sfida reale, un impegno concreto, un momento in cui sondare la propria interiorità per lanciare un messaggio rappresentativo, significativo, possibilmente importante.
Un'occasione per disegnare qualcosa di sé, per realizzare il bisogno di comunicare e di condividere con gli altri il proprio mondo interiore.
Il processo narrativo inizia a prendere forma.
Ciascuna tela diventa un racconto. Un segno indelebile della loro personalità.
Si rendono conto che non è più un gioco ma che forse il passaggio dalla finzione alla realtà non è impossibile.
Siamo ancora nella fase della creatività.
Ma il titolo della mostra ci suggerisce qualcos'altro.
Transfert.
Una parola antica e moderna, che indica passaggio, movimento, dinamismo.
Le opere diventano 18.
Le nove iniziali vengono riprodotte su un diverso supporto, il vetro, attraverso un adattamento della tecnica dell'intarsio alle nuove tecnologie.
Il processo, evoluzione del programma Artematica Vitrum Arte che permette a Valcucine di coinvolgere il cliente nella fase creativa attraverso la personalizzazione delle ante da cucina, affonda le proprie radici nella tradizione artigianale dov'è ancora essenziale la paziente mano dell'uomo.
Un artigianato moderno in cui passato e futuro s' incontrano per creare un prodotto unico ed inimitabile.
Anche la scelta del vetro non è casuale: il materiale, che rimanda ai concetti di trasparenza, limpidezza, luminosità, purezza è riciclabile al 100%, coerentemente con il modus operandi dell'azienda.
Possiamo a questo punto individuare i due concetti chiave della mostra: quello di creatività e quello di manualità.
Da un lato la creazione di un'idea che può essere processo spontaneo o ragionato, intuitivo o mediato.
Dall'altro la mano dell'artista che esterna la propria idea nella forma espressiva a lui più congeniale; ma anche la mano precisa dell'intarsiatore.
Assistiamo ad un ritorno alla dimensione umana.
Alla fisicità contrapposta alla freddezza della macchina.
Ai processi creativi e narrativi contrapposti alla standardizzazione ed alla ripetitività di quelli industriali.
Alla complessità e ricchezza del pensiero contrapposte all'aridità delle formule.
Ed ecco che l'estetica si accompagna all'etica.
Vastagamma ha raccolto la sfida: per far conoscere, ancora una volta, il potenziale creativo di chi vive nel nostro territorio ma anche di veicolare concetti ed idee che rendono l'arte momento di riflessione e di critica, di dialogo e di confronto, occasione di crescita individuale e collettiva